giovedì 25 marzo 2021

Stupirsi.

orange cake - vegan

Papez. "E" aperta, "S" finale. Mi aveva ammaliata subito, questo nome un po' esotico, ormai cinque anni fa. E tutt'ora mi fa pensare ad un labirinto di connessioni poco intellegibili, quello alla base delle nostre funzioni superiori. Che sfuggiranno sempre in qualche modo anche quando si crederà di averle pienamente comprese.

mercoledì 17 marzo 2021

Pane dolce da colazione e pensieri sconclusionati

breakfast bread

"Ho avuto la fortuna di accoglierlo con tanta naturalezza nella mia vita e gli ho lasciato modo di agire nel momento in cui avevo bisogno. E se quella cosa non fosse successa io non so se potremmo fare questa chiacchierata oggi. E mi sento in dovere di raccontarla questa cosa, fino alla nausea, perché magari domani questo racconto può essere utile per qualcun altro."

mercoledì 10 marzo 2021

Vegan lemon curd

vegan lemon curd kisses
Non è da molto che sento un legame viscerale con la montagna. Mio nonno mi ci portava spesso da bambina ma non era molto paziente nei confronti dei piccoli passi che potevo fare. Lui, scout dalla nascita, partiva e raramente si voltava indietro. Instancabile. Le salite per me erano solo fatica, quella fatica che esaurisce tutte le forze per apprezzare il panorama dalla vetta. Quel panorama a cui nessuna fotografia renderà mai giustizia.

mercoledì 3 marzo 2021

Futuri prossimi

strawberry galette

Chiudo gli occhi e provo ad immaginarmi un viaggio mentre mi lascio cullare dalle parole dolci di una canzone, che anticipano quello che sento. Un aereo preso d'impulso, ma con la consapevolezza che sia la scelta giusta, perché quando certe cose si sentono non servono grandi spiegazioni. Ed esistono ancor prima che ne possiamo diventare pienamente consapevoli.

mercoledì 24 febbraio 2021

La semplicità del cuore

heart cookies
Quando rido forte, mi si rende evidente una vena sulla fronte, gli occhi diventano due fessure luccicanti, la bocca si fa enorme e nella guancia destra mi compare una fossetta. Il medico di famiglia che mi ha vista crescere mi chiamava proprio così, "fossetta", divertito ogni volta che varcavo la soglia del suo studio con un sorriso. Quel dettaglio mi faceva sentire un po' speciale, e questo lo confermava il fatto che poi mi lasciava rovistare nel cassetto delle penne colorate perché tornassi a casa con quella che mi piaceva di più. Poco importava se c'era scritto sopra il nome di qualche farmaco: quello era il motivo principale per cui ci andavo volentieri, sebbene non sapessi nemmeno scrivere.