mercoledì 3 marzo 2021

Futuri prossimi

strawberry galette

Chiudo gli occhi e provo ad immaginarmi un viaggio mentre mi lascio cullare dalle parole dolci di una canzone, che anticipano quello che sento. Un aereo preso d'impulso, ma con la consapevolezza che sia la scelta giusta, perché quando certe cose si sentono non servono grandi spiegazioni. Ed esistono ancor prima che ne possiamo diventare pienamente consapevoli.

Mi immagino albe e tramonti mai visti prima, cieli tinti d'arancio su cui si stagliano i neri intrecci dei rami, che osano interrompere la continuità di una tinta unita e vibrante. Un sole grande appollaiato sulla linea dell'orizzonte come il più abile funambolo, figure grandi e distanti, in controluce, che si muovono lentamente, imperturbabili. Che fanno un po' paura ma che destano anche ammirazione, quell'ammirazione che fa sentire minuscoli e immobili. Mi immagino una terra ocra o amaranto, polverosa, e il rumore dei passi quando viene calpestata. Ma poi l'aria si riempie all'improvviso di schiamazzi, e su quella stessa terra c'è qualcuno che corre a perdifiato cambiando continuamente direzione, agitando le braccia, pronunciando parole incomprensibili. Forse ne imparerò qualcuna, penso. Mi immagino un'evoluzione che si è fermata per lasciare spazio a ciò che conta davvero. E di cui noi, noi che abbiamo tutto, troppo spesso dimentichiamo l'importanza.
Mi perdo tra i colori delle righe di quella maglietta indossata chissà quante volte e per chissà quanti giorni di fila. E in quell'altra con una stampa troppo sbiadita dalle tante ore trascorse in compagnia di raggi roventi. Osservo le ginocchia sporche di terra, quelle che raccontano le tante cadute dopo le quali ci si rialza. Una storia che qui inizia nel momento stesso in cui si nasce.
Il paradosso peggiore e più significativo che esista: abiti sgualciti, gambe troppo sottili, ma i sorrisi più puri. I soli in grado di fare luce anche nel peggiore degli inferni. Occhi neri, del nero più profondo che esista, che nascondono mondi che non si possono raccontare. 
Immagino, e la mia immaginazione ha dei grossi limiti. Ma il mio desiderio, in un futuro non troppo lontano, la trasformerà in realtà. E collezionerò tanti piccoli pezzi di tante piccole storie che hanno un'autenticità rara da trovare a queste latitudini. Una scossa al cuore che cambia la vita per sempre. 

Galette alle fragole
Ingredienti (per una grande o due piccole):
farina 00 o di farro, 250 g
lievito per dolci in polvere, 1/2 cucchiaino
sale, 1 pizzico
zucchero semolato o integrale di canna, 50 g + altro (a piacere) per le fragole
acqua fredda, 70 g
olio vegetale, 70 g
fragole fresche, 250 g
succo di limone, 2 cucchiai

In una ciotola unire farina, zucchero e sale. 
Aggiungere acqua e olio e iniziare a mescolare con una forchetta, poi procedere lavorando a mano fino a formare un panetto. Tenere da parte.
Tagliare a fettine le fragole, condirle con il succo di limone e zucchero a piacere. 
Riprendere l'impasto, stenderlo ad uno spessore di circa 1/2 cm, distribuire le fettine di fragole lasciando liberi 3 cm di bordo. 
Ripiegare il bordo verso l'interno per creare un guscio che accolga bene tutte le fragole. 
Cuocere in forno preriscaldato a 180°C per circa mezz'ora (20 minuti se scegliete di farle più piccole)

4 commenti:

  1. Già le fragole!!che meraviglia! deve essere tanto golosa.. un bacione

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    1. per fortuna è arrivato anche il loro momento!

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  2. i sorrisi puri sono il regalo più grande che si possa ricevere

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    1. sono assolutamente d'accordo :) grazie di cuore.

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