lunedì 3 maggio 2021

Banana bread e lunghi elenchi di parole

banana bread
Sottintendo verbi a lunghi elenchi che non verranno mai letti e lo faccio forse perché possano essere interpretati in così tanti modi da diventare inoffensivi. Senza verbi, le frasi sono soltanto un ammasso di parole come tanti strumenti senza un direttore d'orchestra.

Iniziano con 'i tuoi messaggi, le tue telefonate in autostrada, avvisarti quando sono tornata a casa perché dichiararsi l'amore passa soprattutto nelle piccole cose come il Dimmi quando sei arrivata così so che sei al sicuro anche se sei lontano da me.
Guardare un film sdraiati vicini nel punto in cui il divano fa angolo, cercare le stelle nel cielo d'estate dopo averci fatto spazio con le mani, in tutto quel blu, e averne spostato un po' per liberare la luce. Perché a volte per vederla serve esattamente questo, farsi strada nel buio. Picconare quel muro mattone dopo mattone.
Svegliarci tardi la domenica mattina e che quando mi infilo nel letto tu ancora un po' addormentato mi cerchi e mi porti verso di te per abbracciarmi e proseguire in un sonno sereno.
Uscire a mangiare, le passeggiate nei posti conosciuti e in quelli in po' meno, occupare il sedile del passeggero al tuo fianco mentre guidi con quel fare sicuro che io non ho mai imparato. Una torta diversa ogni weekend, sempre debitamente trasportata ai piedi del lato accanto a quello di guida, e tutte le ciambelle preparate prima di andare via perchè le colazioni della settimana fossero in salvo. E perché potesse essere come se fossi ancora lì.
Accarezzare il gatto e sentirti prevedere tutte le sue mosse, imparare cose da te e il tuo avere sempre una risposta ad ogni mia domanda, sentire che l'aria si riempie di musica come fosse il filo che unisce due stanze e tiene unite le mani. Quel filo rosso che avevo tracciato in acquerello a giugno di quattro anni fa, insieme a degli ideogrammi di cui conosco solo il suono.
E fare la spesa insieme, comprare cibo all'ultimo minuto per cambiare i piani della cena e cedere al mascarpone "Così ti faccio il tiramisù!", le tue scritte tra le pagine delle mie dispense dell'università o su post-it nascosti che trovavo sempre a distanza di troppo tempo e allora avevi iniziato a metterci la data. L'ultimo l'ho trovato nella custodia degli occhiali da vista. Io mi ostino sempre a scoprire i significati occulti delle cose e questa volta penso che inconsapevolmente da quel momento avrei dovuto cambiare la visione del mondo, foss'anche solo perché da quattr'occhi sono rimasta con due soltanto.
"Scrivere a qualcuno è l'unico modo di aspettarlo senza farsi del male.", mi ero imbattuta in questa frase di Baricco tempo fa e forse le mie note del telefono possono raccontare fin troppo bene quanto l'abbia fatta mia molteplici volte.

banana bread


Vegan Banana bread
Ingredienti (per uno stampo da plumcake di 23-25 cm di lunghezza):
banane molto mature, 2 (+ 1 per la decorazione)
latte vegetale, 160 g
burro d'arachidi, 60 g
olio vegetale, 30 g
farina di farro, 250 g
farina di mandorle, 50 g
zucchero integrale di canna, 100 g
lievito per dolci in polvere, 16 g
sale, 1 pizzico
cannella, 1 cucchiaino colmo

Unire in una ciotola gli ingredienti secchi: le farine, il lievito, il sale, la cannella, lo zucchero, e mettere da parte. In un mixer ridurre a purea le banane tagliate a tocchetti e mixarle con l'olio, il latte e il burro d'arachidi. Unire gli ingredienti secchi a quelli umidi, mescolare quanto basta per ottenere un impasto omogeneo con qualche giro di spatola.

Versare nello stampo da plumcake oliato e infarinato o foderato di carta forno, posizionare la terza banana tagliata a metà e cuocere per 50-60 minuti in forno preriscaldato a 180°C ventilato, coprendo con un foglio di carta d'alluminio se inizia a scurirsi troppo. 
La funzione ventilata del forno lo aiuterà a seccarsi di più, cosa importante perchè gli impasti che contengono purea di banana tendono a rimanere bagnati anche se cotti in superficie.

Sfornare e lasciare raffreddare completamente prima di servire.

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