giovedì 7 gennaio 2021

Torta di carote... e Veganuary sia!

apple cake

Ho amato follemente Parigi, come poche volte nella vita ci si può innamorare di uno sconosciuto. E anche se entrambe le volte che ci andai non so dove avessi trovato le forze per camminare così tanto tempo, ciò non mi ha impedito di costruire un fitto album di ricordi che a volte mi piace prendere in mano e sfogliare di nuovo. Sono le volte in cui ne sento di più la mancanza: di lei e dei suoi tetti blu pastello, di quell'atmosfera intima e soffusa dell'Orsay, del vento freddo sulle scale della metropolitana in un marzo ancora invernale. Scorro le dita sul ricordo di ogni via che mi sembrava la cosa più bella mai vista. Un Sacre Coeur inspiegabilmente spoglio e un'arpista sulle gradinate di Montmartre, una sensazione di pace che distoglie da ogni pensiero. La vista della città dall'alto intrecciata ad una bruma sottile era stata capace di lasciarmi cullare da un'aria leggera, danzante su quelle stesse note. 

Trovavo dei pezzi di me in ogni passante dalla camminata elegante e aggraziata, nelle panchine verdi dei giardini del Lussemburgo sulle quali c'era sempre qualcuno che leggeva. Chissà quanti appuntamenti sono stati dati lì. 
Mi rivedo con il naso all'insù mentre attendo di entrare nella cattedrale di Notre Dame; sento il profumo di quella crêpe mele e cannella e, subito accanto, un posto minuscolo che vende falafel. 
Mi rivedo seduta per terra in un corridoio del centre Pompidou, dopo aver goduto di una vista dall'alto nel salire le scale mobili. Avevo voluto copiare un quadro che sembrava ritraesse mia mamma, noncurante delle tele alte e incomprensibili dello Spazialismo che mi trascinavano verso un'innovazione che non volevo accettare. Chiudo gli occhi e mi vedo piroettare in Place des Vosges, avvolta da quel rosso mattone che scalda ogni giornata uggiosa; mi vedo seguire, come rapita, i lilla delle ninfee di Monet all'Orangerie. Che inaspettatamente diventano verdi, gialli, azzurri, diventano me e io divento loro. 
Eri come avevo desiderato fossi; eri un po' me, io ero un po' te. Ma nessuna delle due, fino ad allora, lo sapeva. 
"let it snow" day today <3

Torta di carote e uvetta
Ingredienti (per uno stampo tondo di 22-24 cm di diametro):
farina a scelta (per me, di farro), 220 g
zucchero integrale di canna, 2 cucchiai
cannella in polvere, 1/2 cucchiaino
lievito per dolci in polvere, 16 g
sale, 1 pizzico
acquafaba, 80 g
olio vegetale, 70 g
succo/spremuta d'arancia, 50 g
purea di mela/mela grattuggiata, 50 g
malto/sciroppo di riso/agave/acero/mais, 50 g
carote grattuggiate finemente, 200 g
noci/mandorle/nocciole tritate, 60 g
uvetta, 60 g

Ammollare l'uvetta in un po' di acqua calda; mettere da parte.
Unire in una ciotola gli ingredienti secchi: la farina, il lievito, le spezie, lo zucchero e il sale, e mettere da parte.
Montare a neve semiferma l'acquafaba, aggiungere poi tutti gli altri ingredienti umidi sbattendo con la frusta elettrica, e per ultime le carote.
Incorporare quelli secchi, dare qualche mescolata (non esagerare, giusto quel che serve) e per ultimi aggiungere noci e uvetta scolata. 
Dare un’ultima mescolata e versare in una teglia oliata leggermente o rivestita di carta forno.
Cuocere in forno preriscaldato a 180°C per 40 minuti, verificando la cottura con la prova stecchino.

2 commenti:

  1. Mela.. carote.. succo di arancia.. frutta secca.. uvetta! Hai riunito in un dolce ingredienti che amo!!!! baci e buona giornata :-*

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