Terzo piano, gira a sinistra, arriva fino in fondo al corridoio dove c'è la porta blu - spera sia aperta.
Piano 11, settore A, ripetitelo in testa per non dimenticarlo altrimenti quando arrivi, non sai dove andare, che non sei mai stata lì prima d'ora.
Sesto piano, sette e mezza del mattino.
Sesto piano, di nuovo, oltre un anno più tardi.
Terzo piano, est.
Ho un piano per ogni mia rinascita. Il primo che segna l'inizio, l'ultimo che segna la fine - e l'inizio di quello che cercavo, che speravo mi facesse vibrare il cuore dentro al petto come un cercapersone. Perché alla fine i luoghi non sono altro che questo: persone.
Nel mezzo tra questi due piani c'è stato il perdersi e il ritrovarsi, in parte là dove ci si era lasciati.
Ho un piano che associo ad un profumo intenso di vaniglia e ad una frase appiccicata alla finestra, alla paura folle e allo sparire nei maglioni di una serie troppo lunga di inverni molto freddi.
Ho un piano che associo sempre a due canzoni perché prendano il posto di altri ricordi, quel piano che 'Ti ricordi cosa c'era? Ci sei mai capitato?' 'Aspetta, ci penso un attimo... I bambini?' 'I bambini, sì.'
Ho un piano che mi ricorda di quanto era bello osservare l'alba passando di stanza in stanza, assorbita dal silenzio che conciliava la concentrazione, che accoglieva il risveglio nel modo più dolce quasi a rispettare quelle vite vacillanti.
Ho un piano che quando l'ho rivisto non era più lo stesso e chissà quante volte è cambiato senza che io ne fossi spettatrice. Chissà a quante cose ha assistito, che le parole non sarebbero sufficienti per raccontare.
Ritornarci, mesi fa, è stato come riaprire la porta di quella casa abbandonata da tempo con il timore di non riconoscerla più ed il sollievo di sentirsi più accolti di prima. Come se il lungo viaggio alla ricerca di un pezzo tanto mancante quanto indispensabile, si fosse compiuto. Come se finalmente potessi sedermi a gambe incrociate, allargare le braccia ai lati del corpo, aprire le mani sul pavimento e poggiare la nuca al muro. Chiudere gli occhi, sollevare il mento, inspirare profondamente. Pensare "È qui. È qui che voglio stare. È questo che mi porterò, ovunque andrò."
E non dimentico quel profumo di vaniglia e quei bagni chiusi, quelle pagine a scritte a matita alla fine di ogni giornata e quell'ultimo incontro in autunno che mi aveva lasciato in bocca un po' di amarezza. Non lo dimentico, perché non esisterebbe tutto quanto il resto. Non sarebbero esistiti tutti gli altri piani che sono stati una terra di mezzo per giungere a quello che sento più mio. Come se ad un certo punto, fosse stato lui a trovare me; ed è così che accadono tutte le cose importanti, quelle che arrivano per restare.
Cheesecake mirtilli e uva
Ingredienti (per una tortiera di 24/26 cm di diametro):
biscotti a scelta, 350 g
burro (anche vegetale), 125 g
zucchero, 100/120 g
anacardi al naturale (vanno bene anche tostati), 150 g
mirtilli freschi, 300 g
uva (se con i semi, rimuoverli), 300 g
latte di cocco, 120 g
acquafaba non montata, 120 g
agar agar in polvere, 4 cucchiaini scarsi
estratto di vaniglia, 1 cucchiaino
Mettere in ammollo gli anacardi in acqua bollente per 6 ore, cambiandola a metà del tempo. In alternativa, in acqua fredda per una notte.
Ridurre a farina i biscotti con un mixer. Unirli al burro fuso intiepidito e distribuire il tutto sul fondo di una tortiera da 24-26 cm di diametro (io ho usato un anello da semifreddi e ho distribuito il composto direttamente sul piatto da portata) pressando il tutto col fondo di un bicchiere. Porre in frigo.
Nella ciotola del mixer mettere gli anacardi scolati, la frutta e lo zucchero. Frullare fino ad ottenere una crema liscia. Tenere da parte.
In un pentolino sciogliere l'agar agar in poco latte, con l'aiuto di una frusta. Aggiungere il rimanente latte e anche lacquafaba (non montata), trasferire sul fuoco e portare a bollore. Lasciare sobbollire per 2 minuti, quindi aggiungerlo alla crema di frutta. Mescolare il tutto fino a quando non sarà ben amalgamato, quindi versare sulla base di biscotti e livellare bene. Coprire con un foglio di pellicola altrimenti tende ad ossidarsi in superficie cambiando colore (non sapore).
Lasciare in frigo almeno 4 ore prima di servire.
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