Dopo quelli con le persone, gli appuntamenti che di gran lunga preferisco sono quelli con i libri. Come il discorso più interessante con l'amico che non vedevi da tempo e con cui hai così tante cose da confidarti, così anche i libri - quelli che fanno al caso nostro - riescono ad instaurare subito un legame che porta a sfogliarli ogni qualvolta si voglia, loro restano lì ad attenderci. Sul letto con la luce ancora accesa quando crolliamo nel sonno e perdiamo il controllo non solo delle nostre palpebre, ma anche del senso del tatto che non ci consente di afferrare più niente se non qualche sogno appena abbozzato. Sul divano vicino alla coperta dalla quale con poca voglia gli impegni della giornata ci hanno costretti ad uscire. Nella borsa insieme ad una serie di altre cose quasi sempre superflue. In uno zaino da montagna, per potersi godere quelle pagine nel silenzio interrotto solo dal cinguettio di qualche volatile e dal fruscio del vento che indispettisce le foglie, fino a farle cadere vicino a noi con una danza aggraziata ed elegante. Loro sono lì, pronti a raccontarci la loro storia, a riprendere in qualsiasi momento da quell'esatto istante in cui per colpa di qualche distrazione esterna siamo stati costretti a fermarci.
Per troppo tempo non mi sono più avvicinata ad uno. E la cosa che mi mancava di più era la capacità di esserne totalmente catturata, la sensazione di desiderarne "ancora e ancora", come le forchettate della più buona delle torte. Di libri in tutta la mia vita ne ho letti abbastanza, ma non quanti ne avrei voluti. Tra tutti, però, mai mi sarei immaginata di potermi imbattere in uno le cui scene sono ambientate nei luoghi, i miei luoghi, che mi hanno vista crescere. Che, se chiudessi gli occhi, potrei immaginarmi nei loro minimi dettagli, in ogni stagione dell'anno. E invece è successo che su quel porfido che cinge il lago, sconnesso dalle indiscrete radici degli alberi, mi sono immaginata volteggiare leggeri Gaia e Michele, mi sono immaginata la distesa verde e piatta la mattina presto, i tramonti conditi con un buon pic-nic (quando non lo si fa in salotto), il parco giochi con i tappeti blu. Ho sempre amato la mia città e vivere indirettamente una storia di sorrisi e commozione, è stato ciò di cui avevo esattamente bisogno. Mi servivano le parole di Gaia e di Michele, in questo esatto istante, e sono arrivate senza la consapevolezza che il loro libro potesse racchiuderle. Sono arrivate con la stessa piacevolezza di un abbraccio tiepido, quello che sa regalare il vento caldo delle sere d'estate in riva al lago. Il vostro, il mio, il nostro lago. E non sono certa che questi dolcetti siano all'altezza delle torte di didò di Lavinia, ma so che ai bimbi piacciono tanto e che forse, oltre che con il succo d'arancia, non sono male nemmeno con la birra.
Fiamme al cocco
(ricetta dal libro "Dolci hygge" di Bronte Aurell)
Ingredienti (per 22 dolcetti):
cocco rapè, 200 g
farina di mandorle, 50 g
zucchero semolato, 200 g
albumi, 3
cioccolato fondente al 70%, 50-70 g
In una ciotola, montare a neve ferma gli albumi con un pizzico di sale. Mescolare il cocco, la farina di mandorle e lo zucchero; unirli agli albumi, in due-tre volte, mescolando con una spatola con movimenti dal basso verso l'alto.
Lasciare riposare in frigorifero per almeno mezz'ora, quindi prelevare mucchietti di 25 g circa di peso e modellarli come si preferisce. Disporli su una teglia ricoperta di carta forno (non serve distanziarli troppo, a me sono stati tutti su una di dimensioni standard) e cuocerli a 180°C per 10-12 minuti. Saranno cotti quando la punta e la base saranno appena dorati. Appena sfornati saranno molto morbidi, quindi lasciarli raffreddare completamente sulla teglia.
Quando raffreddati, fondere il cioccolato a bagnomaria e intingere una parte del dolcetto al cocco, scolare il cioccolato in eccesso e trasferire sulla teglia dove sono stati cotti, per fare indurire il cioccolato (in alternativa, una gratella per dolci).
Lasciare riposare in frigorifero per almeno mezz'ora, quindi prelevare mucchietti di 25 g circa di peso e modellarli come si preferisce. Disporli su una teglia ricoperta di carta forno (non serve distanziarli troppo, a me sono stati tutti su una di dimensioni standard) e cuocerli a 180°C per 10-12 minuti. Saranno cotti quando la punta e la base saranno appena dorati. Appena sfornati saranno molto morbidi, quindi lasciarli raffreddare completamente sulla teglia.
Quando raffreddati, fondere il cioccolato a bagnomaria e intingere una parte del dolcetto al cocco, scolare il cioccolato in eccesso e trasferire sulla teglia dove sono stati cotti, per fare indurire il cioccolato (in alternativa, una gratella per dolci).
Anche io amo leggere. Una volta ero davvero una lettrice compulsiva, ora purtroppo leggo meno ma mi piace ancora tanto. Quanto è terapeutico sentire il profumo della carta, il fruscio delle pagine e poi perdersi nelle parole.
RispondiEliminaTantissimo! Anche io leggevo molto di più prima, però la vedo sempre come una forma di cultura, quindi spero di poter riprendere questo hobby!
EliminaGolosissime e anche facili da fare, grazie!
RispondiEliminaBuonissimi e rapidissimi!
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