La Francia mi ha stregata, mi ha rubato il cuore e regalato un perenne desiderio di tornare nella mia città preferita - Parigi. Il tutto insieme alla nostalgia dei suoi palazzi con i tetti blu carta da zucchero, i suoi giardini con le sedie di ferro verdi, e qualche persona appollaiata a leggere un libro, a farsi accarezzare il viso dal sole e i capelli dal vento. La calma placida della Senna, gli artisti metropolitani che rendono ogni viaggio un po' meno solitario, la raffinatezza in ogni dove e il profumo di baguette ad ogni angolo.
▼
venerdì 28 febbraio 2020
mercoledì 19 febbraio 2020
Fiamme al cocco
Dopo quelli con le persone, gli appuntamenti che di gran lunga preferisco sono quelli con i libri. Come il discorso più interessante con l'amico che non vedevi da tempo e con cui hai così tante cose da confidarti, così anche i libri - quelli che fanno al caso nostro - riescono ad instaurare subito un legame che porta a sfogliarli ogni qualvolta si voglia, loro restano lì ad attenderci. Sul letto con la luce ancora accesa quando crolliamo nel sonno e perdiamo il controllo non solo delle nostre palpebre, ma anche del senso del tatto che non ci consente di afferrare più niente se non qualche sogno appena abbozzato. Sul divano vicino alla coperta dalla quale con poca voglia gli impegni della giornata ci hanno costretti ad uscire. Nella borsa insieme ad una serie di altre cose quasi sempre superflue. In uno zaino da montagna, per potersi godere quelle pagine nel silenzio interrotto solo dal cinguettio di qualche volatile e dal fruscio del vento che indispettisce le foglie, fino a farle cadere vicino a noi con una danza aggraziata ed elegante. Loro sono lì, pronti a raccontarci la loro storia, a riprendere in qualsiasi momento da quell'esatto istante in cui per colpa di qualche distrazione esterna siamo stati costretti a fermarci.
giovedì 13 febbraio 2020
Cioccolatini ripieni pera e cannella
Mi detesto quando le mie giornate iniziano con un senso di insoddisfazione e ingratitudine che mi rende irrequieta e mi accompagna fino a quando non poso la testa sul cuscino. E anche se cerco qualche canzone da ascoltare, e la metto al massimo volume quando sono sola in casa, per smetterla di dare ascolto a quei pensieri negativi, tutto sembra vano. Pensieri negativi generano solo altri pensieri negativi, generano il grigio in una giornata di sole. Mi detesto perchè perdo la capacità di gioire delle piccole cose, di trovare il senso di una manciata di ore. Mi detesto per questo, e poi mi metto a pensare.
venerdì 7 febbraio 2020
Sacher rivisitata
"E' un po' lungo come procedimento; prima devi foderare le semisfere di uno stampo, poi le riempi con il cioccolato fuso lasciato addensare, ci aggiungi una nocciola, unisci le due semisfere di simil-cialda, tuffi tutto nel cioccolato fondente". "No, no, non fa per me. Troppo complicato!!!".
Le cose semplici non mi sono mai piaciute. Da sempre amo mettermi alla prova con qualcosa che mi renda soddisfatta del lavoro svolto. Amo la perfezione non patologica, quella delle forme perfette dei biscotti e non quella che la società impone su di noi e che noi finiamo per autoinfliggerci. Quella no, la detesto. Ma la geometria impeccabile di una frolla cotta bene e glassata altrettanto, quella la pretendo sempre. Sebbene io ami le torte che si preparano ancora prima che nasca l'idea di farle, e che rendono onore alle decisioni dell'ultimo minuto per assicurarsi la colazione dell'indomani, quando si tratta di uscire un po' dagli schemi mi preoccupo di assicurarmi la prima fila. Mi piace spezzettare i passaggi, incastrarli tra un impegno e l'altro, sparpagliarli in più ore del giorno e in più giorni della settimana, se la ricetta lo permette. E così è stato anche questa volta: anche questa volta, mi sono goduta la lentezza della preparazione.
Le cose semplici non mi sono mai piaciute. Da sempre amo mettermi alla prova con qualcosa che mi renda soddisfatta del lavoro svolto. Amo la perfezione non patologica, quella delle forme perfette dei biscotti e non quella che la società impone su di noi e che noi finiamo per autoinfliggerci. Quella no, la detesto. Ma la geometria impeccabile di una frolla cotta bene e glassata altrettanto, quella la pretendo sempre. Sebbene io ami le torte che si preparano ancora prima che nasca l'idea di farle, e che rendono onore alle decisioni dell'ultimo minuto per assicurarsi la colazione dell'indomani, quando si tratta di uscire un po' dagli schemi mi preoccupo di assicurarmi la prima fila. Mi piace spezzettare i passaggi, incastrarli tra un impegno e l'altro, sparpagliarli in più ore del giorno e in più giorni della settimana, se la ricetta lo permette. E così è stato anche questa volta: anche questa volta, mi sono goduta la lentezza della preparazione.