Salmorejo, l'altra versione

Questo succede quando il regalo più bello che mi si possa fare è una cassetta piena di pomodori pronti a lasciare tra le mani i sapori dell'orto e a riempire una scodella di agrodolce, spumeggiante felicità. Quella felicità rosata che profuma dell'aria d'estate, di quelle mattine appena sbocciate da trascorrere a piedi nudi mentre l'erba soffice solletica le dita e le invita a danzare tra un porro sottile e una fragola agostina ancora pallida, un po' intrusa. Solo allora ci si accorge che no, proprio no. Nemmeno le bucce di un pomodoro meritano di essere buttate. E ora vi autorizzo pure a pensare che la sottoscritta abbia qualche rotella (di zucchina) fuori posto, e che porti una lunga chioma folta e dritta color carota, somigliante ad un bel mazzo di spaghetti che si guardano intorno. Pensate anche che le foglie del sedano e i gambi del broccolo possano tranquillamente passare a miglior vita. Ma dei colori c'è davvero sempre, sempre bisogno.

Oggi l'estate riempie gli occhi di pennellate vive, lo stomaco di una gioia densa e fredda di cui innamorarsi all'istante e poi ancora e ancora, cucchiaio dopo cucchiaio. E solo dopo essersi fatti sedurre da questa golosità cremosa ci si pente di tutti i pomodori succosi scoppiati tra i denti per la fretta di dissetarsi, di aver sempre aspettato l'inverno per impugnare il proprio cucchiaio preferito e gustarsi una zuppa senza ritrovarsi con le tempie grondanti, e ci si accorge che amalgamando qualche ingrediente povero con delle selvagge lame d'acciaio si può trovare l'acerrimo nemico del sempiterno (e conterraneo!) gazpacho andaluso. Pur togliendo qualche ingrediente di tradizione al momento di servire (quali uovo sodo a spicchi e fettine di jamón serrano) per sostituirlo con altri ugualmente validi. 
Una sfida di sintonie sinfoniche di colori. 
E, sospesi sul filo sottile dell'indecisione, spiegatemi una cosa: come si fa a resistere ad un colore in grado di rendere adorabile persino una pantera?

Salmorejo

(abbiate pazienza: la sua ultima, irresistibile tentazione...)

Ingredienti (per 3 persone):

pomodori maturi, 500 g

porro, un pezzetto

pane raffermo, 70 g

mandorle al naturale, 15 g

olio evo, 2 cucchiai

aceto di vino, 1 cucchiaio

sale e pepe q.b.

Per la salsa di cetriolo:

cetriolo, 1 piccolo (o 1/2 grande)

cipolla rossa di Tropea, un pezzetto

pomodorini a grappolo, 3

lime (o limone), 1/2

prezzemolo fresco a piacere

sale e pepe q.b.

Tagliare il pane a pezzetti e bagnarlo con un paio di cucchiai d'acqua e l'aceto di vino. Tenere da parte. Spellare i pomodori: se sono ben maturi la buccia si riuscirà a togliere facilmente; in caso contrario, tuffarli per un paio di minuti in acqua bollente, poi passarli subito sotto acqua corrente fredda e sbucciarli. Tagliarli a pezzetti e affettare il porro.

Porre le verdure, il pane non strizzato e il condimento in una ciotola dai bordi alti. Frullare fino ad ottenere una crema liscia ed omogenea, aggiustando eventualmente con un po' di acqua e regolando di sale e pepe. Tenere il salmorejo in frigorifero fino al momento di servire.

Per la salsa di cetriolo: tagliare cetriolo e pomodorini, affettare finemente la cipolla rossa e spezzettare il prezzemolo. Porre tutto in una ciotola, irrorare con il succo del lime e aggiustare di sale e pepe. Tenere in frigorifero per far insaporire.

Al momento di servire, distribuire la zuppetta fredda nelle ciotoline e distribuire su ciascuna la salsa di cetriolo. Volendo, si può aggiungere anche un filo d'olio evo a crudo.